L’outlet di Locate cambia look
e diventa l’ancor più impattante City Style.
Ricorso al Tar, ma non solo
Da outlet di campagna a imponente complesso commerciale nel distretto dell’innovazione e dell’avanguardia. Un’evoluzione che accresce fortemente l’impatto sul territorio. Partiamo dai numeri: 300.000 mq di area complessiva, 60.000 mq di superficie commerciale, 300 punti di vendita, 4.000 posti auto, a raso e multipiano, 9,3 milioni di abitanti (potenziali acquirenti) nei 90’ di auto. Data di apertura: estate 2015. Si chiamerà Scalo Milano e sarà un “City Style -spiegano gli esperti- ovvero un luogo che identifica uno spazio commerciale di nuova concezione, grazie alla sua forte integrazione fisica e culturale con il tessuto urbano della città. Il look architettonico di grande impatto, regalerà ai visitatori le eccellenze dei tre mondi più rappresentativi del made in Italy: la moda, il design e l’enogastronomia di alto livello” ripetono all’infinito le varie riviste specializzate del settore.
L’outlet di Locate cambia look
e diventa l’ancor più impattante City Style.
Ricorso al Tar, ma non solo
Da outlet di campagna a imponente complesso commerciale nel distretto dell’innovazione e dell’avanguardia. Un’evoluzione che accresce fortemente l’impatto sul territorio. Partiamo dai numeri: 300.000 mq di area complessiva, 60.000 mq di superficie commerciale, 300 punti di vendita, 4.000 posti auto, a raso e multipiano, 9,3 milioni di abitanti (potenziali acquirenti) nei 90’ di auto. Data di apertura: estate 2015. Si chiamerà Scalo Milano e sarà un “City Style -spiegano gli esperti- ovvero un luogo che identifica uno spazio commerciale di nuova concezione, grazie alla sua forte integrazione fisica e culturale con il tessuto urbano della città. Il look architettonico di grande impatto, regalerà ai visitatori le eccellenze dei tre mondi più rappresentativi del made in Italy: la moda, il design e l’enogastronomia di alto livello” ripetono all’infinito le varie riviste specializzate del settore.
Durante Milan Design Week (svoltosi ad aprile) -si legge su Modaonline.it- abbiamo incontrato gli ideatori del progetto architettonico del pluripremiato studio Metrogramma. “L’idea di base è stata quella di realizzare una città ipercontemporanea, che mettesse in relazione la natura con l’architettura, con una chiave dinamica – racconta l’architetto Boschetti. Dal progetto emerge con forza la componente di superfici specchianti e riflettenti che, rivestendo le facciate degli edifici, riflettono il verde inserito negli spazi en plain air. Già al primo colpo d’occhio abbiamo l’impressione di essere lontani dai contesti di shopping ‘frenetico’ e di essere immersi in una nuova piazza Gae Aulenti”.
E noi che sognano di essere semplicemente immersi nel Parco agricolo sud Milano! Invece a Scalo Milano City Style pensano agli specchietti per le allodole. Perché gli edifici saranno ricoperti di specchi e le luci saranno onnipresenti: anche di notte.
Progetto innovativo o concetto commerciale già trito? Bah. Per contro, avrà un altissimo impatto ambientale, un elevato inquinamento luminoso, termico e acustico. Calato dall’alto in mezzo alla campagna, dove regna la pace, l’agricoltura, le cascine ed un antichissimo santuario. Quanto peggiorerà la qualità della vita, dell’aria e del Parco sud?
Capitolo a parte, con luci onnipresenti e alberi artificiali
Certo che questo Andrea Boschetti non è al corrente del luogo in cui siamo. Ma, per chi ha tempo e voglia di divertirsi un po’ (altrimenti salti il paragrafo), si legga come se la suonano e se la cantano sul nuovo luogo nato dalla sua/loro (sono di Metrogramma) fantasia (ed è solo un piccolo tratto di un lungo discorso): “Ecco come la fabbrica diventa attuale e lungo i percorsi le forme riconoscibili prototipiche dei capannoni produttivi di storica memoria divengono sfondo per una scenografia contemporanea. La sperimentazione architettonica gioca sui materiali rivestendo di pelli innovative i volumi asciutti delle fabbriche. Ecco che allora i boulevard e le vie interne di Scalo divengono scene ideali per set cinematografici in cui la fanno da padrone le personalizzazioni e le caratterizzazioni specifiche delle vetrine dei singoli “brand”. L’effetto d’insieme è quello di un codice a barre in cui variazioni e differenze definiscono l’immagine d’insieme. Un’immagine che non appare mai monotona. A livello di arti direction è un’operazione di alta sartoria: la “palette” di materiali accosta vetrate variamente riflettenti e colorate, acciai specchianti e ancora metalli cromati sulle tonalità calde dei tramonti. Il progetto prevede che siano le quinte urbane stesse gli elementi principali di un paesaggio commerciale dinamico e sempre sorprendente. Durante il giorno le facciate riflettono ed assorbono colori, dal verde degli alberi alle persone che vivono Scalo, e la notte, una volta smaterializzato il corpo della città, esaltano le luci delle
vetrine e delle insegne in tutto il loro sfarzo e specificità; un caleidoscopio di colori e forme che trovano il massimo della sublimazione nella piazza del food, luogo di sosta, “landmark” di ritrovo e momento di riflessione ed osservazione. Una fabbrica contemporanea del made in Italy che si mostra al mondo come distretto della creatività senza nascondersi dietro un falso storico come spesso accade nelle grandi piazze commerciali. Qui, infatti, siamo a Milano, città di Expo 2015. Dall’esterno, il distretto si dichiara come isola commerciale attraverso l’illuminazione delle grandi porte d’accesso, proprio come le bandiere segnano gli accessi di un castello o il porto di un’isola nel mare. Anche in questo caso le facciate di Scalo diventano uno straordinario strumento architettonico di comunicazione. Esse sono ricoperte di mediamesh (un sistema di cablaggio che impiega i LED per trasformare la facciata di un normale palazzo in un enorme schermo in grado di materializzare video e immagini a contenuto informativo e pubblicitario n.d.r.) e di pelli digitali che mutano di continuo e che comunicano anche a distanza la vocazione di Scalo sia di giorno che di notte. Riflessi, colori, luci, video, alberi artificiali, installazioni, insomma una grammatica contemporanea che avvolge i volumi di Scalo a sottolineare la precisa volontà di Promos e di Metrogramma di trasformare questo imponente complesso commerciale nel distretto dell’innovazione e dell’avanguardia”.
Modifiche troppo impattanti. E poi c’è anche il ricorso al Tar
Del sindaco di Opera (comune confinante), Fusco, che per 1,8 milioni di euro ha cambiato opinione abbiamo già scritto a suo tempo: da fiero oppositore alla struttura, con argomentazioni del tutto condivisibili, ha innescato la retromarcia e si trova a vedere nell’outlet una sorta di panacea, che ha purificato e dissolto tutti i mali che riteneva incombessero.
Un passo indietro che ha lasciato soli i commercianti che hanno fatto ricorso al Tar contro il megaprogetto. Ora però, come segnala anche Roberto Caravaggi da L’Eco del Sud Milano dell’11 giugno scorso: Filippo Maffioli, uomo di marketing della bresciana Promos che sta promuovendo l’outlet parla anche di “altezze più elevate”, fatto che andrebbe in contrasto con l’accordo di programma cofirmato da Locate, Regione e Provincia, che prevede un’altezza massima di 12 metri, anche per limitare l’impatto visivo del vicino santuario. In più, relativamente all’armonizzazione della struttura sull’ambiente circostante si è certamente fuori dai parametri. “Cosa farà -si domanda il giornalista de L’Eco del sud Milano- il comune di Locate? E la Regione, l’Ente Parco, la Provincia? (anche se quest’ultima sta per decadere).
Luci stroboscopie, led e neon, accoppiati a un eventuale innalzamento degli edifici rappresentano un incremento di impatto insostenibile sia per il limitrofo santuario di Santa Maria alla Fontana e del territorio di Parco Sud che circonda l’outlet. Come associazione per il Parco Sud Milano studieremo, unitamente ad altre associazioni, il vecchio e il nuovo progetto, per vedere il da farsi!