Cosa fare per contribuire
al miglioramento
dell’ambiente locale e globale

Dal 1972, il 5 giugno si celebra il World environment day, per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972, durante cui è nato il Programma dell’Onu per l’ambiente.
Ogni anno viene scelta una tematica di rilievo. Il 2014 è dedicato alla salvaguardia dei piccoli stati insulari in via sviluppo (in inglese definiti con l’acronimo Sids – Small island developing states) e lo slogan è “Alza la tua voce, non il livello del mare”.
Ma ai potenti della Terra, scusate la franchezza, dell’ambiente non gliene frega proprio un bel niente: ci sono già stati gli anni dedicati al cambiamento climatico, alla desertificazione, alla deforestazione e via dicendo. A noi pare che il pianeta, nonostante tutti i proclami, continui a peggiorare. In Italia come altrove.

Il nostro piccolo contributo per la giornata di oggi prende spunto da Coldiretti, che indica come con semplici accorgimenti, quando facciamo la spesa, possiamo contribuire ad abbattere i consumi di petrolio e a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre mille kg (CO2 equivalenti). Ogni pasto percorre mediamente quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole. Quindi se…

Cosa fare per contribuire
al miglioramento
dell’ambiente locale e globale

Dal 1972, il 5 giugno si celebra il World environment day, per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972, durante cui è nato il Programma dell’Onu per l’ambiente.
Ogni anno viene scelta una tematica di rilievo. Il 2014 è dedicato alla salvaguardia dei piccoli stati insulari in via sviluppo (in inglese definiti con l’acronimo Sids – Small island developing states) e lo slogan è “Alza la tua voce, non il livello del mare”.
Ma ai potenti della Terra, scusate la franchezza, dell’ambiente non gliene frega proprio un bel niente: ci sono già stati gli anni dedicati al cambiamento climatico, alla desertificazione, alla deforestazione e via dicendo. A noi pare che il pianeta, nonostante tutti i proclami, continui a peggiorare. In Italia come altrove.

“Occorre sfatare il mito che ci sia un conflitto fra benessere economico e salute dell’ambiente con politiche intelligenti e investimenti giusti, i paesi possono tutelare il loro ambiente, far crescere le loro economie, creare posti di lavoro degni e accelerare il progresso sociale”  si affanna a ripetere ai “sordi” il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Forse, però, tutte queste varie giornate che ogni anni si dedicano ai tanti problemi legati alla sopravvivenza del pianeta contribuiscono a far crescere tra i cittadini l’importanza dell’ambiente, della sua salvaguardia.

Il consumo di prodotti locali abbatte l’uso di petrolio e il gas serra

Il nostro piccolo contributo per la giornata di oggi prende spunto da Coldiretti, che indica come con semplici accorgimenti, quando facciamo la spesa, possiamo contribuire ad abbattere i consumi di petrolio e a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre mille kg (CO2 equivalenti).
Scegliere prodotti locali e di stagione, ridurre al minimo gli imballaggi, fare acquisti di gruppo, recarsi alla spesa riciclando le buste, ottimizzare il consumo di energia nella conservazione e nella preparazione dei cibi, non sprecare e portare in tavola gli avanzi sono, insieme alla raccolta differenziata, alcuni dei comportamenti suggeriti per assumere responsabilità nei confronti delle generazioni future.
Infatti, acquistando prodotti locali e di stagione ogni famiglia può ridurre di mille chili le emissioni di gas ad effetto serra (dati Coldiretti). Ogni pasto percorre mediamente quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole: la distribuzione commerciale dei prodotti alimentari, con i lunghi trasporti e l’inefficenza di natura logistica, è tra le principali responsabili su scala globale dell’emissione di gas a effetto serra.
Per esempio, un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 kg di petrolio e l’emissione di 21,6 kg di anidride carbonica, mentre un kg di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11mila km con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 kg di anidride carbonica; gli asparagi dal Perù viaggiano per oltre 10mila km, bruciando 6,3 kg di petrolio e liberando 19,5 kg di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei.
Quindi, non perché i prodotti italiani sono migliori o più sicuri (anche sotto il profilo dei fitofarmaci, più noti come pesticidi), poiché è probabile che anche quelli di importazione siano altrettanto a norma, ma per “risparmiare” l’ambiente sarebbe opportuno lasciare sui banchi del mercato quei prodotti esteri (è per legge obbligatorio che sia segnalata la nazione di provenienza) e scegliere quelli locali e di stagione.
Così facendo, oltretutto si aiuta anche l’economia locale.

Cosa fare per contribuire al miglioramento dell’ambiente locale e globale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *