La corruzione? “Fa aumentare del 40%
i costi per le grandi opere“
I danni anche economici dell’intreccio tra affarismo e potere sono enormi. Tra le ultime denunce anche quella di Roberto Cuda, giornalista (Altraeconomia, Valori, Il Fatto Quotidiano), che con il libro Strade senza uscita svela gli intrecci tra concessioni autostradali, consigli di amministrazione, imprese di costruzioni, banche, classe dirigente: una lunga storia di affari, inchieste politiche assenti o sbagliate nel campo dei trasporti.
E sulla corruzione, porta a testimonianza nientemeno che Salvatore Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti “L’interesse per il fenomeno corruttivo è dato dagli ingiusti costi che esso provoca all’economia e dalla necessità di individuazione dei possibili rimedi sia per la prevenzione sia per la reintegrazione del patrimonio. I costi sono immediati o diretti, costituiti dall’incremento della spesa dell’intervento pubblico: c’è una lievitazione dei costi strisciante ed una lievitazione straordinaria che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40 per cento. Ma il danno indiretto, e forse più grave, è quello inferto all’economia nazionale, perché la corruzione allontana le imprese dagli investimenti: è stato calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione (sembra che l’Italia attualmente sia al 69° posto su 182, dati 2013 n.d.e.) provoca la perdita del 16 per cento degli investimenti dall’estero”.
La corruzione? “Fa aumentare del 40%
i costi per le grandi opere“
I danni anche economici dell’intreccio tra affarismo e potere sono enormi. Tra le ultime denunce anche quella di Roberto Cuda, giornalista (Altraeconomia, Valori, Il Fatto Quotidiano), che con il libro Strade senza uscita svela gli intrecci tra concessioni autostradali, consigli di amministrazione, imprese di costruzioni, banche, classe dirigente: una lunga storia di affari, inchieste politiche assenti o sbagliate nel campo dei trasporti.
E sulla corruzione, porta a testimonianza nientemeno che Salvatore Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti “L’interesse per il fenomeno corruttivo è dato dagli ingiusti costi che esso provoca all’economia e dalla necessità di individuazione dei possibili rimedi sia per la prevenzione sia per la reintegrazione del patrimonio. I costi sono immediati o diretti, costituiti dall’incremento della spesa dell’intervento pubblico: c’è una lievitazione dei costi strisciante ed una lievitazione straordinaria che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40 per cento. Ma il danno indiretto, e forse più grave, è quello inferto all’economia nazionale, perché la corruzione allontana le imprese dagli investimenti: è stato calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione (sembra che l’Italia attualmente sia al 69° posto su 182, dati 2013 n.d.e.) provoca la perdita del 16 per cento degli investimenti dall’estero”.
Qualcuno dei nostri politici ne ha preso nota, è intervenuto per bloccare questo modus operandi? A guardare quanto sta succedendo per gli appalti di Expo non parrebbe proprio. Ecco cosa si legge nel suo sito: “Expo 2015 S.p.A. ha messo al centro del proprio lavoro il rispetto delle regole e la trasparenza. Per assicurare il rispetto della legalità in tutte le fasi della realizzazione dell’Evento e delle grandi opere ad esso connesse, sono stati assunti diversi impegni che, attraverso la responsabilizzazione congiunta e la collaborazione tra tutte le istituzioni, mirano alla definizione di regole, alla attuazione di misure preventive, al rispetto degli obblighi e all’esecuzione efficace dei controlli”.
Parole, parole, parole per parodiare Mina, clamorosamente smentite dai fatti: la corruzione continua a imperversare.
Una corruzione, aggiungiamo noi, che non ha un solo interlocutore politico, ma è fortemente traversale, riguardando da vicino grandi e piccoli partiti e potentati economici. Tutto questo viene ampiamente dimostrato dal libro Strade senza uscita.
Nell’ampio intreccio tra denaro e potere riguardanti le grandi opere viarie che percorrono e percorreranno l’Italia intera, dalla Brebemi alla Livorno Civitavecchia, dal gruppo Gavio alla Serravalle, l’autore affronta anche gli sfregi fatti al Parco Sud.
Noi, con un pizzico di orgoglio e vanità, vi riproponiamo uno stralcio del libro, che include un articolo del nostro sito, un post evidentemente ritenuto significativo da Cuda per valorizzare le sue tesi di intreccio tra denaro e potere.
Parco Sud, le ruspe sono bipartisan
La premessa di Cuda. “Territori agricoli metropolitani che per la loro collocazione, compattezza e continuità e per l’alto livello di produttività, sono destinati all’esercizio e alla conservazione delle funzioni agricole produttive, assunque quale settore strategico primario per la caratterizzazione e la qualificazione del Parco”. Così recita la legge regionale che ha istituito il Parco Agricolo Sud Milano, i cui paesaggi “vanno tutelati rispettandone la straordinaria tessitura storica e la condzione agricola altamente produttiva” spiega il Piano territoriale Regionale. Solo parole. Infatti, basta un solo voto a maggioranza dell’Assemblea dei Sindaci del Parco Sud e l’assenso della Provincia di Milano (che controlla l’Ente Parco) e il gioco è fato: entrino le ruspe. Tecnicamente si chiama “stralcio” e designa la possibilità di costruire in barba a qualsiasi normativa. E di stralci negli ultimi anni ce ne sono stati molti. Prima è arrivato il Cerba (620mila mq), il Centro ricerca biomedica targato Ligresti, a Milano, poi l’ampliamento della ditta Schattdecor di Rosate (60mila mq), l’interposto ferroviario della ditta Sogemar (100mila mq quando a pochi km giace un interposto già fatto e finito e quasi abbandonato) e infine, nell’ottobre del 2012 un megaoutlet nel comune di Locate Triulzi. Sullo stralcio di Vignate è interessante il resoconto dell’assemblea dei sindaci, fatto dall’agguerrita associazione per il Parco Sud Milano: in quell’occasione, un maggioranza bipartisan, che tornerà a colpire a Locate Triulzi- votò a favore dell’opera, con il via libera del Comune di Milano, che nell’Ente Parco è vicepresidente.
Il PD si allea con il PDL e fa stralciare i 100mila mq di Vignate
Ecco il testo dell’articolo della nostra associazione 15 luglio 2012.
Erano presenti solo 32 dei 61 sindaci dei Comuni del Parco. E grazie a 23 di loro -la maggioranza di questi appartiene al PD- un’area di territorio pregiato del Parco sarà cementificato per consentire a Sogemar, azienda logistica, di estendere la sua attività nel Parco Agricolo, pur avendo la possibilità di utilizzare strutture logistiche a pochi km di distanza, nel comune di Segrate, dove vi è un mega interporto cronicamente sottoutilizzato. Altri 7 Comuni, tra cui Binasco, Noviglio e Rho (PD) hanno avuto la coscienza di votare No e altri 2 (Zibido San Giacomo e Vernate) si sono astenuti.
Le solite manfrine
La foglia di fico per coprire le loro vergogne è stato un documento elaborato dai sindaci del PD e condiviso da Guido Podestà (foto in alto a sinistra) presidente dell’Ente Parco e dai sindaci del centro destra, in cui si giura nuovamente (dopo averlo già fatto a gennaio per un analogo stralcio a Rosate) che non ci saranno “mai più ulteriori stralci parziali”, almeno fino a quando non sarà approvata la variante generale del Piano territoriale di coordimento del Parco (quello fin qui anticipato è tutto da brivido: delle 100 richieste che sappiamo essere pervenute all’Ente Parco la maggior parte sono di cancellazione di aree).
Tra i sindaci che si sono esposti maggiormente per perorare lo stralcio del 100mila mq vi sono stati, in prima fila Massimo D’Avolio sindaco di Rozzano, Claudio Mazzola di Paullo, Severino Carlo Previ di Locate, Luigi Acerbi di Lacchiarella, Daniele Del Ben di Rosate.
Incomprensibile e contraddittorio, ma ovviamente in linea con il PD, il comportamento di Natale Comotti, delegato di Giuliano Pisapia, sindaco di Milano: nell’Assemblea del Parco, alla prima variante di gennaio, di dimensioni minori, si era astenuto, sottolineando che quello di Rosate sarebbe stato un caso unico. Ma ieri, di fronte a un altro ben maggiore stralcio, ha votato a favore.
Come può Milano difendere i propri territori nel parco e votare a favore di stralci in altri comuni del Parco. La giunta Pisapia deve chiarire la sua politica del territorio ai propri cittadini e a quelli del Parco.
Non meno importante risulta la posizione delle associazioni degli agricoltori, che a livello di principio in documenti vari enunciano la loro opposizione alla devastazione del Parco. Ma poi, sono totalmente assenti nella fase decisiva. Eppure, questo parco è nato proprio per salvaguardare l’agricoltura.
Va sottolineato, come detto, che un numero non esiguo di sindaci ha avuto il coraggio di votare contro lo stralcio: i 7 comuni che hanno manifestato coraggiosamente il dissenso alla politica di distruzione del territorio del PD sono amministrati da giunte di liste civiche e da SEL, ma anche da sindaci con la tessera del PD.
Dalla foglia di fico alla ciliegina
Si può pensare il futuro del territorio partendo anche dalle aree verdi e della qualità ambientale? Nel milanese, soprattutto, le aree libere e i campi sono stati concepiti come aree di espansione sempre possibile dell’urbanizzato, cioè come aree libere provvisoriamente, in attesa di essere costruite o asfaltate. E’ stata la cultura vincente fino ad oggi. Una strada non più percorribile, e non tanto perché siamo arrivati al limite, ma anche perché stanno crescendo una cultura diffusa diversa e un senso comune più consapevole”. Questo si chiede il consigliere provinciale del PD Calaminici, sabato 16 giugno, al convegno dal titolo “I parchi ai cittadini”.
Sono parole chiare che, insieme alle dichiarazioni nette dei sindaci che hanno votato contro lo stralcio di Vignate, indicano uno strappo evidente nel centro sinistra tra chi è determinato a portare avanti una visione lungimirante di tutela del territorio e chi, seguendo una logica di sviluppo ad ogni costo, sacrifica il territorio a favore di interessi privati.
La nostra associazione e le altre realtà che hanno presidiato la Provincia non assisteranno inerti a questo scontro, che non interessa solo uno schieramento politico, ma tutta la cittadinanza: Milano e la sua provincia sono tra le aree più inquinate di tutta Europa e il Parco Sud, con la sua campagna agricola contribuisce a mitigare questo inquinamento.