Tante proposte di legge
sul consumo del suolo.
È ora di passare ai fatti
Negli ultimi 40 anni il suolo agricolo italiano è passato da 18 milioni di ettari a 13 milioni, consumando un’area equivalente alla somma delle regioni Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. È ora di passare ai fatti. Serve una legge sul consumo di suolo vergine. Bisogna limitarlo, azzerarlo, farlo diventare un’eccezione attraverso vincoli stringenti e/o col bastone e la carota, ovvero con incentivazioni e penalizzazioni.
Chiunque sia stato parte attiva nella tutela anche di un piccolo spazio verde, sa che l’aiuto dell’attuale legislazione è nullo. Il concetto della difesa del suolo verde e agricolo non esiste proprio. Ma ora le cose stanno cambiando: grazie al coinvolgimento di sempre più ampi strati di cittadini, il tema è finalmente arrivato all’attenzione del Parlamento e dei Consigli regionali.
Tante proposte di legge
sul consumo del suolo.
È ora di passare ai fatti
Negli ultimi 40 anni il suolo agricolo italiano è passato da 18 milioni di ettari a 13 milioni, consumando un’area equivalente alla somma delle regioni Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. È ora di passare ai fatti. Serve una legge sul consumo di suolo vergine. Bisogna limitarlo, azzerarlo, farlo diventare un’eccezione attraverso vincoli stringenti e/o col bastone e la carota, ovvero con incentivazioni e penalizzazioni.
Chiunque sia stato parte attiva nella tutela anche di un piccolo spazio verde, sa che l’aiuto dell’attuale legislazione è nullo. Il concetto della difesa del suolo verde e agricolo non esiste proprio. Ma ora le cose stanno cambiando: grazie al coinvolgimento di sempre più ampi strati di cittadini, il tema è finalmente arrivato all’attenzione del Parlamento e dei Consigli regionali.
Il convegno del 9 ottobre scorso, organizzato dal Movimento 5 Stelle, al Pirellone, ha avuto il merito di mettere a confronto “anime” diverse (costruttori, sindaci, urbanisti, politici, ecc.) e aiutato a comprendere i punti di unione e le differenze tra le diverse proposte di legge in discussione.
I punti cardini
Infatti, in Parlamento sono state presentate da un ampio ventaglio di forze politiche -dal M5s al Pdl al Pd- diverse proposte di legge, attualmente in discussione nelle commissioni Ambiente e Agricoltura.
Molte di queste proposte, che riprendono o fanno propri testi elaborati dalla società civile, si basano sul concetto di suolo bene comune e trattano la materia in maniera integrata, coinvolgendo non solo l’urbanistica ma anche l’agricoltura, l’economia, l’ecologia, ecc. Sì perché il consumo di suolo tocca aspetti quanto mai diversi, enumerati da Luca Imberti, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Lombardia: 1) la continua impermeabilizzazione dei terreni, i cui danni sul ciclo delle acque superficiali e di falda si evidenziano in tutta la loro drammaticità nei disastri idrogeologici; 2) l’aggressione all’agricoltura, spesso proprio incentrata sui suoi terreni migliori ad elevata produttività; 3) la necessità di riaddensare centri urbani ormai troppo dispersi in agglomerati extraurbani, frutto dell’effimera stagione dei prezzi bassi dell’energia (tra cui il costo della benzina) e, perché no, 4)mantenere e valorizzare la memoria e il paesaggio del nostro straordinario paesaggio.
Incentivazioni/penalizzazioni oppure vincoli?
Alcune proposte di legge, come quella del M5s, comprendono censimenti comunali degli edifici vuoti e prevedono la perimetrazione delle aree urbanizzate, dove si potrà costruire incentivando il recupero edilizio, e delle aree verdi, dove possono essere costruiti solo edifici agricoli.
Altre proposte, come quella del deputato Ermete Realacci (Pd) si orientano su una maggiore flessibilità e propongono la forte disincentivazione del consumo di suolo agricolo e verde con una tassazione (oneri di urbanizzazione) molto più elevata dell’attuale, accompagnata dalla semplificazione burocratica e dall’incentivazione del recupero delle aree urbanizzate esistenti.
Pareri a confronto
Tra i relatori presenti al convegno prevale lo scetticismo verso lo strumento dei vincoli. “Se si fissa una soglia, il suolo consumabile è subito opzionato dalla finanza, pronto ad essere consumato appena le condizioni di mercato lo permettono. Fissare linee sul territorio va bene per tutelare beni sensibili, non per gestire la complessità – spiega Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – bisogna rendere vantaggioso investire negli spazi urbani, non in campagna”.
Anche Luca Imberti sostiene che i divieti non hanno mai pagato nel nostro paese di furbi. “È sbagliato imporre percentuali di crescita di consumo del suolo e anche la crescita zero non funziona perché ingessa la situazione esistente, che non è sempre ottimale. Bisogna utilizzare lo strumento economico, tassazioni anche molto elevate”.
E in Lombardia…
Al convegno era presente anche Viviana Beccalossi, assessore al Territorio della Regione Lombardia: ha annunciato che la Giunta metterà mano alla legge 12/2005, per rendere più efficace e meno burocratica l’urbanistica in Lombardia. Delle varie proposte di legge sul consumo di suolo, compresa quella della Giunta regionale, si arriverà a fare una sintesi quanto più condivisa.
“Ma intanto oggi è proprio la Regione a guidare la corsa al consumo di suolo, con mega infrastrutture come Tem, Brebemi e Pedemontana” commenta sconsolato Damiano Di Simine.
La sola Regione Lombardia, come da dati forniti dalla Direzione agricola regionale, ogni anno consuma circa 6mila ettari di suolo agricolo. È l’ora di una legge sul tema anche in Lombardia: Facciamo in fretta, sollecita il titolo del convegno, e ci permettiamo di aggiungere, Facciamolo anche bene.
(15 ottobre 2013)