Vibroseis, le onde sismiche
che scoveranno
idrocarburi anche nel Parco Sud

Vibroseis è la parola chiave della prima fase di ricerca di idrocarburi della Mac Oil, che indagherà un’area di 182 km quadrati, in parte ricadente nella zona est del Parco Sud. Cos’è il metodo vibroseis? Si tratta di una sorgente energizzante: prevede il montaggio di un vibratore di 2/3 tonnellate su un grande mezzo gommato; il vibratore colpisce il terreno generando un’onda elastica che si propaga nel sottosuolo consentendo di registrare la risposta del terreno e “capire” se sotto ci sono idrocarburi.

 

Vibroseis, le onde sismiche
che scoveranno
idrocarburi anche nel Parco Sud

Vibroseis è la parola chiave della prima fase di ricerca di idrocarburi della Mac Oil, che indagherà un’area di 182 km quadrati, in parte ricadente nella zona est del Parco Sud. Cos’è il metodo vibroseis? Si tratta di una sorgente energizzante: prevede il montaggio di un vibratore di 2/3 tonnellate su un grande mezzo gommato; il vibratore colpisce il terreno generando un’onda elastica che si propaga nel sottosuolo consentendo di registrare la risposta del terreno e “capire” se sotto ci sono idrocarburi.

Quali i rischi? Purtroppo le risposte a questa domanda arrivano solo da aziende che effettuano le ricerche. In sintesi, le possibili interazioni con l’ambiente circostante, in fase di svolgimento dell’indagine geofisica con fonte di energizzazione con vibratori, sono essenzialmente rumore e vibrazioni, occupazione di suolo ed intrusione visiva, fattori d’impatto a carattere temporaneo e reversibile (per approfondimenti vedi file da pag.14 https://www.dropbox.com/s/gdyiwddhqlkthr6/DOCUMENT_FILE_100460.pdf).

La Regione Lombardia esclude la valutazione d’impatto ambientale

Ciò premesso, andiamo ad approfondire il progetto Melzo della Mac Oil -società con sede legale a Roma e controllata dalla statunitense  Petrocorp Inc- che, a partire dal 30 giugno 2013 (giorno di pubblicazione nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse Anno LVII N.6), ha acquisito il permesso, valido 6 anni,  di effettuare operazioni legate all’esplorazione per l’individuazione e lo sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi potenzialmente presenti nel sottosuolo.
L’area del permesso di ricerca Melzo, come detto, si estende per 182 km quadrati e comprende 37 comuni in 5 diverse province (Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano). La provincia di Milano è la più coinvolta: 137,32 km quadrati di territorio di cui fanno parte il Parco Alto Martesana, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora, i Parchi regionali Adda Sud e Nord, parte est del Parco agricolo Sud Milano. Ecco i comuni interessati nella provincia di Milano: Basiano, Bellinzago lombardo, Bussero, Cambiago, Cassano D’adda, Cassina De Pecchi (Parco sud) Cernusco s/Naviglio (Parco Sud) Gessate, Gorgonzola (Parco Sud) Grezzago, Inzago, Liscate (Parco Sud) Masate, Melzo (Parco Sud), Omago, Pessano con Bornago, Pioltello (Parco Sud) Pozzo d’Adda, Pozzuolo Martesana, Rodano (Parco Sud), setola (Parco Sud) Trezzano Rosa, Trezzo sull’Adda, Trucazzano, Vignate (Parco Sud).
Secondo quanto si legge sul documento della Regione Lombardia, l’individuazione e lo sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi è sintetizzato in due fasi:
1a) entro 12 mesi dalla data di conferimento del permesso sono previsti: studi geologici mediante l’impiego di differenti tecniche di analisi, incluse tecniche di fotogeologia, cartografia geologica superficiale, studio delle relazioni strutturali, analisi dei “logs” dei pozzi precedentemente scavati, analisi paleontologiche e micropaleontologiche; la società prevede inoltre l’acquisizione e l’interpretazione di dati sismici lungo due linee perpendicolari che interessano l’area, per una lunghezza totale di 15 km; i dati ottenuti verranno processati con le tecnologie più avanzate disponibili e già sperimentate con successo in situazioni geologiche simili. A supporto della prospezione sismica verranno eseguite delle misurazioni gravimetriche che, qualora la sismica rilevi strutture di interesse, forniranno maggiori informazioni sulla struttura e sull’estensione di eventuali “reservoir”.
2a): qualora la prima fase dei lavori confermi l’esistenza, entro l’area del permesso, di una o più situazioni geominerarie meritevoli di accertamento, la società procederà alla perforazione di uno o due pozzi esplorativi a una profondità massima di 4.000 metri.
Per quanto attiene la prima fase, la Regione Lombardia, con delibera di giunta del 22 maggio 2012, ha deciso di escludere i progetti dalla Valutazione di impatto ambientale (VIA), prevista invece per la seconda fase. Ecco le motivazioni addotte dalla Regione per le esclusioni dalla VIA: “le aree comprese all’interno del perimetro del permesso di ricerca, ricadenti all’interno delle zone vincolate, quali alvei e corsi d’acqua tutelati, complessi archeologici, aree naturali e protette, siti SIC e ZPS, nonché le relative fasce di rispetto, saranno escluse da qualsiasi attività sia geofisica che di perforazione”, come dichiarato dalla società stessa.
Nel caso la Mac Oil rilevi aree di potenziali giacimenti di idrocarburi, passerà alla seconda fase, con la perforazione di pozzi, che comporta impatti negativi per l’ambiente: sarà nel 2015, aggiungendo un altro annus orribilis per il Parco Sud, che in quell’area è già ampiamente devastato da Tem e Brebemi, le autostrade tanto inutili quanto costose e inquinanti.  

Le trivelle sono in tutta la Lombardia

Nella Pianura Padana l’attività di ricerca è molto intensa, come dimostra il numero di compagnie italiane e straniere che hanno ottenuto o sono in procinto di ottenere le autorizzazioni dal ministero dello Sviluppo economico. Riprendendo i dati da un articolo del Corriere della Sera firmato da Isabella Fantigrossi, a fine 2012 in Lombardia erano 17 le concessioni vigenti di coltivazione idrocarburi e 7 quelle di stoccaggio gas. Ma altrettante erano le nuove richieste: 14 i permessi di ricerca già concessi, mentre 11 in oltre 40 comuni sono quelli in fase di valutazione, quasi una richiesta per provincia lombarda, tutte coinvolte tranne Lecco e Sondrio.
L’americana Mac Oil, oltre al progetto Melzo, ha già avuto il via libera dal Pirellone (anche qui senza procedura di Valutazione di impatto ambientale) anche per il progetto San Grato (un territorio di 171,3 chilometri quadrati, di cui oltre 100 in provincia di Lodi e i restanti in provincia di Milano, Pavia e Cremona).
Il motivo di questa nuova stagione “texana”? Per Assomineraria l’attività petrolifera deve ripartire, anche in Lombardia, a causa dei prezzi alti dei barili stranieri e delle frequenti difficoltà di approvvigionamento. Tanto più che, il nostro Paese -l’ha rivelato Pietro Dommarco nel suo saggio Trivelle d’Italia- è un paradiso per i petrolieri ed è sempre stato conveniente produrre petrolio”.
Le royalties, cioè il corrispettivo che le compagnie petrolifere versano a Stato ed enti locali come compensazione per lo sfruttamento del territorio, sono bassissime: il 10% per le estrazioni in terraferma contro, per esempio, l’80% della Russia e il 60% dell’Alaska. Con esenzioni dal pagamento delle royalties sulle prime 20 mila tonnellate di greggio e sui primi 25 milioni di metri cubi di gas estratti in terraferma.
Ma non solo: per ogni anno del periodo in cui effettuano le ricerche, le compagnie petrolifere pagano solo 5,6 euro a km quadrato!
Dunque, a chi conviene tutto ciò? Ai cittadini? All’ambiente? Allo Stato? Pare proprio che il vantaggio sia solo per le lobby petrolifere. Ma le energie rinnovabili non dovevano essere il futuro? Che fine ha fatto l’obiettivo dell’Ue di abbattere del 20% le emissioni di anidride carbonica entro il 2020 attraverso politiche ambientali, culturali e infrastrutturali adeguate? Le risposte dobbiamo chiederle ai nostri politici e amministratori.

 

Vibroseis, le onde sismiche che scoveranno idrocarburi anche nel Parco Sud

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