La Mac Oil trivellerà
per ricerca gas o petrolio
una grande area nell’est di Milano
Trivelle per la ricerca di idrocarburi in un’area di 137,32 chilometri quadrati di territorio e 26 comuni della provincia di Milano: da Pessano con Bornago a Bussero, da Masate a Gessate, da Cernusco sul Naviglio a Pioltello, da Vignate a Melzo, da Trucazzano a Cassano d’Adda, solo per citarne alcuni (nell’immagine le aree interessate dalle trivellazioni). Lo segnala un inquietante articolo del 12 giugno scorso, scritto da Pietro Dommarco, giornalista freelance specializzato in tematiche ambientali, collaboratore del mensile Altreconomia e autore del libro “Trivelle d’Italia” (2012).
Lo riportiamo qui sotto per meglio comprendere un tema fin qui mai affrontato, ma che certamente merita di essere approfondito per i suoi risvolti sull’ambiente e sul nostro territorio. Abbiamo preso contatto con l’autore e a breve aggiorneremo con altre considerazioni l’argomento.
La Mac Oil trivellerà
per ricerca gas o petrolio
una grande area nell’est di Milano
Trivelle per la ricerca di idrocarburi in un’area di 137,32 chilometri quadrati di territorio e 26 comuni della provincia di Milano: da Pessano con Bornago a Bussero, da Masate a Gessate, da Cernusco sul Naviglio a Pioltello, da Vignate a Melzo, da Trucazzano a Cassano d’Adda, solo per citarne alcuni (nell’immagine le aree interessate dalle trivellazioni). Lo segnala un inquietante articolo del 12 giugno scorso, scritto da Pietro Dommarco, giornalista freelance specializzato in tematiche ambientali, collaboratore del mensile Altreconomia e autore del libro “Trivelle d’Italia” (2012).
Lo riportiamo qui sotto per meglio comprendere un tema fin qui mai affrontato, ma che certamente merita di essere approfondito per i suoi risvolti sull’ambiente e sul nostro territorio. Abbiamo preso contatto con l’autore e a breve aggiorneremo con altre considerazioni l’argomento, che davvero pare inquietante.
Trivelle a est di Milano. Mac Oil la spunta
Da fonti del ministero dello Sviluppo economico si apprende che la Mac Oil spa – la società che nel 2008 avanzò la richiesta di attribuzione del permesso di ricerca, in un’area di 182 chilometri quadrati tra Milano e Cremona – in questa settimana ha ricevuto le autorizzazioni necessarie per poter ricerca idrocarburi nel perimetro assegnato.
A questo punto -come già sottolineato su Altreconomia lo scorso 31 ottobre, la minaccia trivellazioni nell’est di Milano si fa sempre più concreta. Infatti, entro 12 mesi la Mac Oil spa deve dare inizio alle indagini, ed entro 18 mesi, se necessario, alla perforazione – in tempi diversi – di 2 pozzi esplorativi. L’area del nuovo permesso di ricerca, si ricorda, comprende ben 37 comuni in 5 diverse province (Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano). Tra le 5, la provincia di Milano è la più interessata con 137,32 chilometri quadrati di territorio e 26 comuni: da Pessano con Bornago a Bussero, da Masate a Gessate, da Cernusco sul Naviglio a Pioltello, da Vignate a Melzo, da Trucazzano a Cassano d’Adda, solo per citarne alcuni. Un territorio a cui fanno parte il Parco Alto Martesana, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora e i Parchi regionali Adda Sud e Nord, ma anche il Parco agricolo Sud Milano (aggiungiamo noi, visto che molti tra i comuni citati sono in questo Parco). Aree di importante valenza paesaggistica e naturalistica, con presenza di risorse idriche strategiche. E proprio la presenza di importanti aree protette regionali fa discutere. Anche perché la Regione Lombardia ha deciso di escludere dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale) tutto l’iter sostenendo, così come dichiarato dalla stessa società, che le aree comprese all’interno del perimetro del permesso di ricerca, ricadenti all’interno delle zone vincolate, quali alvei e corsi d’acqua tutelati, complessi archeologici, aree naturali e protette, siti SIC (siti di interesse comunitario) e ZPS (zone di protezione speciale), nonché le relative fasce di rispetto, saranno escluse da qualsiasi attività sia geofisica che di perforazione.
Una situazione da tenere assolutamente sotto controllo, perché la Legge regionale n.16 del 16 luglio 2007 (Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi) – in sostituzione delle Leggi regionali n.80 e n.81 del 16 settembre 1983, istitutive rispettivamente del parco naturale dell’Adda Nord e del parco naturale dell’Adda Sud – nell’articolo n. 66, elenca una serie di vincoli a tutela delle aree protette regionali, tra i quali non compaiono in maniera specifica divieti per prospezioni, ricerca, perforazione e coltivazione.
Tra le altre cose, nel decreto di attribuzione del permesso di ricerca Melzo, si fa riferimento che “all’interno dei perimetri delle aree naturali protette la società permissionaria dovrà svolgere le operazioni di ricerca nel rispetto dei limiti e delle modalità previste dal Regolamento, dal Piano o dal provvedimento di salvaguardia che disciplina le attività nell’area interessata”.
Articolo 66 – Legge Regionale n.16 del 16 luglio 2007
1. Allo scopo di garantire il perseguimento delle finalità della presente sezione e il rispetto delle caratteristiche naturali e paesistiche, nel parco naturale dell’Adda Nord sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat.
In particolare è vietato:
a) catturare, uccidere, disturbare gli animali, nonché introdurre specie estranee all’ambiente, fatti salvi eventuali prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’ente gestore;
b) raccogliere e danneggiare i vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali;
c) aprire e sfruttare cave, miniere ed effettuare escavazioni in alveo fatti salvi gli interventi di regimazione idraulica;
d) aprire e sfruttare discariche e depositi permanenti di materiali dismessi;
e) realizzare nuove derivazioni o captazioni d’acqua ed attuare interventi che modifichino il regime idrico o la composizione delle acque, fatti salvi i prelievi temporanei funzionali alle attività agricole che comunque non incidano nell’alimentazione della Palude di Brivio;
f) svolgere attività pubblicitarie al di fuori dei centri urbani, non autorizzate dall’ente gestore;
g) introdurre e impiegare qualsiasi mezzo di distruzione o di alterazione di cicli biogeochimici;
h) introdurre, da parte di privati, armi, esplosivi e qualsiasi mezzo finalizzato alla cattura, fatti salvi gli eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici, istituire zone di addestramento cani;
i) accendere fuochi all’aperto, con la sola esclusione delle aree attrezzate a questo uso e appositamente individuate dall’ente gestore;
j) raccogliere minerali e fossili, se non per motivi di ricerca scientifica, autorizzata dall’ente gestore;
k) sorvolare con velivoli non autorizzati, salvo quanto definito dalle leggi sulla disciplina del volo.
2. Al fine di mantenere la biodiversità, la progettazione e realizzazione delle opere infrastrutturali che attraversano il parco naturale prevedono adeguati interventi di mitigazione e compensazione ambientale.