Contadini di città
moltiplicano gli orti
salvando l’ambiente
e il portafogli

Non si può certo dire che coltivare un orto sia solo questione di moda. Sì, è vero che Michelle Obama, sin dal primo mandato del marito alla Casa Bianca, con guanti e pala ha sfrattato il roseto impiantato da Jacqueline Kennedy per coltivarvi pomodori e zucchine, sviluppando emulazione a gogò. Ma la passione per l’orto sotto casa (o sul balcone) è una storia ben più antica. Che oggi si sta riaffermando, in Italia come in moltissimi altri Paesi occidentali, e non solo per la crisi economica. Lo confermano anche i dati di Cia-Confederazione italiana agricoltori: sono sempre di più gli italiani che coltivano stabilmente l’orto in giardino o in terrazza, risparmiando oltre il 10% sulla spesa ortofrutticola e garantendosi la competa tracciabilità alimentare. Oggi sono 1,8 milioni gli ettari coltivati nelle aree cittadine e cresce l’impegno delle amministrazioni comunali.

Contadini di città
moltiplicano gli orti
salvando l’ambiente
e il portafogli

Non si può certo dire che coltivare un orto sia solo questione di moda. Sì, è vero che Michelle Obama, sin dal primo mandato del marito alla Casa Bianca, con guanti e pala ha sfrattato il roseto impiantato da Jacqueline Kennedy per coltivarvi pomodori e zucchine, sviluppando emulazione a gogò. Ma la passione per l’orto sotto casa (o sul balcone) è una storia ben più antica. Che oggi si sta riaffermando, in Italia come in moltissimi altri Paesi occidentali, e non solo per la crisi economica. Lo confermano anche i dati di Cia-Confederazione italiana agricoltori: sono sempre di più gli italiani che coltivano stabilmente l’orto in giardino o in terrazza, risparmiando oltre il 10% sulla spesa ortofrutticola e garantendosi la competa tracciabilità alimentare. Oggi sono 1,8 milioni gli ettari coltivati nelle aree cittadine e cresce l’impegno delle amministrazioni comunali. Nell’ultimo anno gli “agricoltori urbani” che coltivano stabilmente l’orto in terrazzo o su piccoli appezzamenti di terra cittadini sono cresciuti del 9%, passando da 4,5 milioni a 4,9 milioni -aggiunge la Cia-. Ma il “fai da te” agricolo incuriosisce e attira una platea molto più ampia, con una famiglia su tre che da “principiante” inizia a sostituire gerani e margherite con qualche pianta di basilico, peperoncini e pomodori ciliegini.

Milano, città agricola

In città come Milano, oltre al fatto, spesso dimenticato o ignorato, che si tratta pur sempre del secondo comune agricolo d’Italia con circa 130 aziende ed oltre 3.500 ettari di aree agricole (nel Parco Sud), si va consolidando ed estendo la pratica degli orti urbani realizzati in parte su terreni demaniali (in concessione e a rotazione) e in parte su aree private attigue alle cascine o a complessi residenziali. E questo anche grazie al progetto del Comune Mi CompOrto (collegato al tema del riciclo diretto di una parte consistente dei rifiuti organici e la totalità degli scarti verdi prodotti dalla comunità interessata al progetto, producendo compostato misto -verde + organico- di qualità), che coinvolge circa 180 famiglie di diverse zone. E, prima ancora, sempre la giunta comunale di Milano ha promosso il progetto Coltivami: l’iniziativa punta in particolare al recupero di aree verdi della città attualmente inutilizzate, ma si propone anche come un’opportunità di socializzazione per i cittadini, e in particolare modo per anziani, giovani, famiglie, stranieri.
Nell’ambito di Coltivami, la Giunta ha individuato 9 aree comunali utilizzabili per la coltivazione di orti urbani. Si tratta di vie Boffalora (Zona 5), Ippodromo, Monte Stella, Falck, Alassio (Zona 8), Rubicone, Cascina de Prati (Zona 9). In totale, 25 mila metri quadri destinati a 309 particelle ortive.

Tra pubblico e privato

Ma di realtà “orticole” ce ne sono ormai innumerevoli. Come, per esempio, gli Orti comunitari-Libero orto proposti dall’associazione Il Giardino degli Aromi, nell’area ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, che attualmente sta combattendo una battaglia di civiltà per salvare i suoi spazi dal cemento. “Libero orto è la confluenza di cittadini che realizzano un orto urbano che è luogo di incontri, di lavoro, di formazione, di produzione e scambio con il territorio. È il punto d’incontro tra persone e settori che nella metropoli sognano un contatto con la natura. Non l’orticello singolo, ma orto partecipato, dove creatività e cooperazione possono effettivamente esplorare le potenzialità umane che vanno oltre il conto in banca o il livello di consumo medio a cui ci paragonano”. spiega il sito dell’associazione.
Ci sono poi le iniziative di privati, che puntano anche a far business. È il caso di Claudio Cristofani, l’imprenditore che ha avuto l’idea di investire in orti privati. Di fatto, il terreno della sua famiglia, in via Chiodi, 25mila metri quadrati nel quartiere Barona, non era edificabile ed era in attesa che il Comune decidesse se annetterlo al vicino Parco pubblico. E così, già da qualche anno, ha trasformato il terreno in 180 lotti per 180 famiglie che pagano “1 euro al giorno, 360 euro l’anno, Iva compresa”, spiega l’imprenditore a Michele Dell’Amico di life.wired.it. E la lista d’attesa per l’orto è lunga 220 nomi. “Costiamo circa il doppio di un orto comunale -aggiunge Cristofani- ma con notevoli vantaggi: gli orti comunali sono destinati unicamente ai pensionati. Io recluto in modo indifferenziato: chi si collega al sito è messo in lista, punto. Io non valuto le tue caratteristiche, se sei ricco o povero, mentre gli orti comunali vanno in genere ai redditi bassi. Da noi c’è tanto verde intorno all’orto, un po’ di prato per i bambini, e un po’ di prato per il pic nic della domenica, e loro si organizzano. I nostri lotti sono più grandi e comodi. Gli orti comunali sono per gli anziani, i miei sono per le famiglie, giovani e anziani compresi”.
Ancora alla Barona, nel quartiere San Cristoforo, dall’ottobre del 2010 i cittadini si sono organizzati per riqualificare il territorio con il verde, segnalare il degrado e le forme di abuso, chiedendo che l’Amministrazione ne prendesse atto e che cooperasse per riqualificare la zona Barona. Un anno fa sono iniziati i lavori per prendere in affidamento il pezzo di terra fra via Bussola e via Malaga, e trasformarla in giardino condiviso, che oggi si chiama Giardino Nascosto.
Pubblico o privato, non importa. Purché si riesca a favorire e diffondere la cultura del verde e dell’agricoltura tra i cittadini, nelle città come nelle aree periferiche: una maniera per limitare il consumo di territorio, specie agricolo, riqualificare aree degradate, valorizzare le produzioni ortive e migliorare la qualità dell’ambiente.

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