Il presidente di Federazione Moda
si schiera contro
l’outlet di Locate
e invita a firmare la petizione

Anche Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente vicario di Confcommercio, si schiera contro l’outlet di Locate. E invita a firmare la petizione Fermiamo il nuovo outlet nel cuore del Parco agricolo sud Milano, che sorgerà a Locate: l’area interessata è di 305.700 mq, di cui 172.000 circa ricompresi nell’ex area industriale Saiwa-Granarolo e ben 133.550 appartenenti al Parco Sud e catalogati come “territori agricoli di cintura metropolitana”.

Il presidente di Federazione Moda
si schiera contro
l’outlet di Locate
e invita a firmare la petizione

Anche Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente vicario di Confcommercio, si schiera contro l’outlet di Locate. E invita a firmare la petizione Fermiamo il nuovo outlet nel cuore del Parco agricolo sud Milano, che sorgerà a Locate: l’area interessata è di 305.700 mq, di cui 172.000 circa ricompresi nell’ex area industriale Saiwa-Granarolo e ben 133.550 appartenenti al Parco Sud e catalogati come “territori agricoli di cintura metropolitana”.

La descrizione della tipologia d’insediamento e dell’impatto della grande struttura sul territorio è disponibile sullo stesso sito http://www.avaaz.org/it/petition/Fermiamo_il_nuovo_outlet_nel_cuore_del_parco_agricolo_sud_Milano/?tFYYBeb in cui è possibile aderire alla petizione.
Come spiega il comunicato di Federazione Moda Italia, “l’obiettivo è di contrastare con ogni mezzo questo genere di insediamenti. Si consiglia, pertanto, di dedicare un minuto del proprio tempo per valutare la sottoscrizione e condividere questo link con chiunque possa essere interessato”. Come ricordato dal Renato Borghi, infatti: “Non si può pensare di rompere un equilibrio commerciale, in un momento di crisi economica come quello attuale, per fini esclusivamente immobiliari”.

Altre buone ragioni per un NO

Renato Borghi rafforza le motivazioni per cui non sarebbe opportuno un ulteriore outlet. “Nel primo trimestre del 2013 hanno chiuso 5.623 attività commerciali. Peccato che nello stesso periodo ne siano nate solo 3.427. Quindi 2.196 ora mancano all’appello. Dal 2005 a oggi, come testimoniano i dati Eupolis, le grandi superfici di vendita sono aumentate del 25%. Nello stesso tempo è esplosa la cassa in deroga delle piccole imprese del commercio: da 48 mila ore di sei anni fa siamo passati ai 3,5 milioni di oggi. L’ideologia delle liberalizzazioni si scontra con la realtà. Non possiamo continuare ad aprire, bisognerebbe piuttosto aiutare chi ha già la saracinesca alzata a non chiudere”. E, nel dare una valutazione positiva sulla scelto di Roberto Maroni di bloccare per sei mesi nuove aperture, commenta: “La decisione è saggia perché consente di compiere un’analisi attenta dell’offerta distributiva esistente e di quanto in itinere, e conseguentemente di attuare politiche di tutela del pluralismo distributivo senza porre freni allo sviluppo economico. A maggior ragione con il perdurare di questa drammatica crisi dei consumi: dopo il -4,6% del 2012 vi è l’ulteriore previsione, per quest’anno, di un calo dei consumi del 3%. Da parte nostra riteniamo che la priorità sia quella di dare sostegno, favorendone sviluppo e innovazione, al commercio di vicinato ed ai centri commerciali naturali”.
Alle motivazioni di difesa del Parco Sud e dell’ambiente, dunque, si aggiungono anche quelle economiche, che mediamente trovano maggiore ascolto tra i politici! Invitiamo gli artefici di questo devastante progetto a riconsiderare l’opportunità di non procedere alla costruzione un’inutile cattedrale nel deserto. 

 

Outlet Locate, Federazione Moda invita a dire NO

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