Semistop ai centri commerciali
ma i big dello shopping
danno battaglia
Ieri, 25 giugno, la Regione ha votato una moratoria ai centri commerciali di sei mesi. Nel contempo, però, è stato approvato anche un ordine del giorno, presentato da due consiglieri PdL, che invita la Giunta a escludere dalla moratoria sia le opere connesse a Expo sia i procedimenti per il rilascio di autorizzazioni relative ad opere e interventi previsti in accordi di programma promossi da Regione Lombardia o con adesione regionale per i quali sia stata conclusa con esito favorevole la conferenza dei servizi. E, considerato che molto spesso i grandi centri commerciali sono autorizzati solo tramite accordi di programma, quasi tutti gli shopping center sulla carta avrebbero via libera per arrivare alla loro realizzazione. Infatti, nel complesso, solo una decina di strutture commerciali, per un totale di circa 200mila mq, dovrebbero subire lo stop. E anche su questi non c’è da stare proprio tranquilli.
Semistop ai centri commerciali
ma i big dello shopping
danno battaglia
Ieri, 25 giugno, la Regione ha votato una moratoria ai centri commerciali di sei mesi. Nel contempo, però, è stato approvato anche un ordine del giorno, presentato da due consiglieri PdL, che invita la Giunta a escludere dalla moratoria sia le opere connesse a Expo sia i procedimenti per il rilascio di autorizzazioni relative ad opere e interventi previsti in accordi di programma promossi da Regione Lombardia o con adesione regionale per i quali sia stata conclusa con esito favorevole la conferenza dei servizi. E, considerato che molto spesso i grandi centri commerciali sono autorizzati solo tramite accordi di programma, quasi tutti gli shopping center sulla carta avrebbero via libera per arrivare alla loro realizzazione. Infatti, nel complesso, solo una decina di strutture commerciali, per un totale di circa 200mila mq, dovrebbero subire lo stop. E anche su questi non c’è da stare proprio tranquilli.
La Regione non può bloccarci
Infatti, Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, l’associazione che incorpora la grande distribuzione, è pronto a dare battaglia:“In questo quadro di calo dei consumi -ha dichiarato- è importante tutelare al massimo il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Fondamentale in questo senso è una seria politica di stimolo alla concorrenza e di liberalizzazioni dei mercati, fattori decisivi per il contenimento dei prezzi di beni e servizi. La legge Salva Italia (emanata dal Governo Monti n.d.r) ha introdotto per il commercio principi di libertà imprenditoriale nella gestione dei punti vendita a proposito di orari, nuove aperture e ristrutturazioni, dando l’opportunità di utilizzare anche i giorni festivi per soddisfare i bisogni dei consumatori. È nostra opinione che su questo argomento non bisogna fare alcun arretramento, né da parte del Governo di Roma né da parte degli enti locali”. In termini più chiari:, Federdistribuzione bolla il provvedimento come illegittimo e intende impugnarlo basandosi sul principio che una legge nazionale non può essere vanificata da una regionale. E questo nonostante il trend dei consumi da tempo sia in forte calo, mettendo in evidenza l’eccesso di strutture commerciali: il confronto gennaio-aprile 2013 rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente segna -3,4%, un trend peggiore rispetto a come si erano chiusi il 2011 (-0,8%) e il 2012 (-1,7%). A soffrire sono tutte le formule distributive, sia la grande distribuzione (-2,0%) sia i piccoli esercenti (-4,5%) e tutte le categorie di prodotto, con l’alimentare a -2,1% e il non alimentare a -4,2% (dati Istat).
Cosa succederà in questo periodo
Se si riuscirà a sfruttare il periodo, durante questi sei mesi di moratoria l’obiettivo della Regione è di lavorare a una nuova legge del commercio che tenga in uguale considerazione grande distribuzione, negozi di vicinato, negozi nei centri abitati, tutela dei lavoratori, delle famiglie e dei diritti dei consumatori. Ma anche quello di valutare l’impatto di nuove grandi strutture sul singolo Comune interessato e sull’intero territorio coinvolto.
Da parte nostra, le preoccupazioni legate ai nuovi insediamenti commerciali riguardano in primo luogo il consumo di suolo, spesso verde agricolo, ma anche l’aumento di traffico e l’impatto visivo, soprattutto in aree non densamente urbanizzate (ad esempio, il devastante outlet di Locate, in pieno Parco Sud).
Ma non si possono trascurare anche gli impatti su occupazione e strutture commerciali esistenti.
Un nuovo centro commerciale può infatti incidere pesantemente sul tessuto commerciale esistente, soprattutto per quanto riguarda gli esercizi di vicinato. Da uno studio Irer (Istituto regionale di Ricerca della Lombardia), che ha analizzato 5 casi lombardi, emerge come “in media la realizzazione di 1.000 mq di superficie di vendita di una grande struttura determini l’uscita dal mercato da 1 a 6 esercizi di vicinato”. Se un centro commerciale misura 10.000 mq, la chiusura di negozi sarà quindi da 6 a 60 e così a salire. Pertanto anche l’occupazione, tanto sbandierata per ogni shopping center, non è poi così determinante.