Il Governo Letta
trova i soldi
per finanziare la Tem
Ma come? Abbiamo decine e decine di comuni in Italia che attendono fondi per la ricostruzione dei terremoti che li hanno colpiti (con L’Aquila ancora completamente disastrata), migliaia di scuole pubbliche che si reggono a malapena in strutture degradate, migliaia di esodati in attesa di pensione… e il Governo, nel suo Decreto del Fare, in vigore dal 23 giugno scorso, mette in pista un Fondo di 2.069 milioni di euro (per il quadriennio 2013-2017) per consentire la continuità dei cantieri in corso o per l’avvio di nuovi lavori. Tra cui, preoccupante, anche la TEM, Tangenziale esterna di Milano, da molti -e non sono solo gli ambientalisti- ritenuta un’opera inutile e dannosa, che andrà a coprire 700 ettari di fertile terra lungo l’asse a est del Parco agricolo sud Milano, da Agrate Brianza fino a Melegnano. Sono 350 i milioni usciti dal cilindro del Governo per quest’opera.
Il Governo Letta
trova i soldi
per finanziare la Tem
Ma come? Abbiamo decine e decine di comuni in Italia che attendono fondi per la ricostruzione dei terremoti che li hanno colpiti (con L’Aquila ancora completamente disastrata), migliaia di scuole pubbliche che si reggono a malapena in strutture degradate, migliaia di esodati in attesa di pensione… e il Governo, nel suo Decreto del Fare, in vigore dal 23 giugno scorso, mette in pista un Fondo di 2.069 milioni di euro (per il quadriennio 2013-2017) per consentire la continuità dei cantieri in corso o per l’avvio di nuovi lavori. Tra cui, preoccupante, anche la TEM, Tangenziale esterna di Milano, da molti -e non sono solo gli ambientalisti- ritenuta un’opera inutile e dannosa, che andrà a coprire 700 ettari di fertile terra lungo l’asse a est del Parco agricolo sud Milano, da Agrate Brianza fino a Melegnano. Sono 350 i milioni usciti dal cilindro del Governo per quest’opera.
Ma quale Project financing?
Eppure, i promotori continuano a sbandierare che “la Tem sarà realizzata attraverso una delle più grandi e complesse operazioni di Finanza di Progetto (Project financing) sviluppate in Italia ed in Europa”. Tanto che nel suo sito si legge: Tangenziale Esterna SpA è la società concessionaria per “la progettazione, la realizzazione e la gestione della nuova Tangenziale Est Esterna di Milano”, affidata tramite gara pubblica di project financing dal committente CAL (Concessioni Autostradali Lombarde) SpA.
Come spiega Wikipidia, in Italia, la finanza di progetto ha trovato spazio prevalentemente nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa configurazione di project financing i soggetti promotori propongono alla Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un’opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa (cash flow) generati per l’appunto da una efficiente gestione dell’opera stessa.
Quindi, questi nuovi fondi pubblici stridono assurdamente con la filosofia (e supponiamo anche con i contratti) della società Tangenziale Esterna SpA.
Chi sono i soci? Eccoli:
Tangenziali esterne di Milano – quota azionaria: 42,40 %
Impregilo – quota azionaria: 17,77 %
Pizzarotti – quota azionaria: 10,17 %
Autostrade Lombarde – quota azionaria: 6,73 %
CoopSette – quota azionaria: 4,19 %
C.M.B (Cooperativa Muratori e Braccianti) . quota azionaria: 4,09 %
Unieco – quota azionaria: 4,09 %
C.M.C. (Cooperativa Muratori & Cementisti) quota azionaria: 3,24 %
Intesa San Paolo – quota azionaria: 1,85 %
Itinera – quota azionaria: 1,82 %
Satap – quota azionaria: 1,02 %
C.T.E. – quota azionaria: 1,00 %
Pavimental – quota azionaria: 1,00 %
Milano Serravalle – Milano Tangenziali – quota azionaria: 0,39 %
Autostrade per l’Italia – quota azionaria: 0,25 %
Questi soci avrebbero dovuto reperire le risorse sul mercato per realizzare il progetto. Poi avrebbero avuto 50 anni per “ripagarsi” l’investimento (tanto dura la concessione) grazie ai flussi di traffico. Ma la realtà attuale è che i fondi privati e delle banche languono e i cantieri stentano ad andare avanti.
Legambiente Lombardia è intervenuta con un comunicato stampa: “Ancora una volta la favoletta che ci hanno raccontato in questi anni per farci credere che le tante autostrade progettate durante “l’era formigoniana” sarebbero state realizzate solo con i soldi dei privati si è rivelata quella che è: una favola appunto, e a pagare saremo sempre noi cittadini”.
Ancora una volta, dunque, la politica industriale italiana, per rilanciare l’economia, non trova altra strada che riproporre la vecchia politica delle mega infrastrutture, insostenibili ambientalmente e anche economicamente. E a pagarne le spese siamo noi, e non solo economicamente.