Via d’Acqua: no ad un’opera artificiale
costosissima, invia una mail!

Il tratto sud delle Vie d’acqua che collegherà la zona dell’Expo alla Darsena danneggerà, con il suo percorso a zig zag, i tracciati storici degli antichi fontanili dei quattro parchi cittadini della zona ovest di Milano. Il tutto al costo di 89 milioni di  euro.

Via d’Acqua: no ad un’opera artificiale
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Il tratto sud delle Vie d’acqua che collegherà la zona dell’Expo alla Darsena danneggerà, con il suo percorso a zig zag, i tracciati storici degli antichi fontanili dei quattro parchi cittadini della zona ovest di Milano. Il tutto al costo di 89 milioni di  euro.

Ecco i 10 punti che aiutano a comprendere perché quest’opera non deve essere costruita:
1) La Via d’acqua è una sola, si scrive quindi al singolare. Ostinarsi a nominarla “Vie d’acqua” al plurale evoca un immaginario (la Milano navigabile in salsa veneziana) scorretto, anzi, falso.
2) La Via d’acqua non sarà navigabile perché scorre lungo la linea di massima pendenza del suolo. Il nodo non sono le risorse né l’assurdo progetto ereditato dalla giunta Moratti ma l’orografia stessa del territorio che ospita la città di Milano.
3) La Via d’acqua è un’opera idraulica schematica che si giustifica con la necessità di convogliare nuovi metri cubi d’acqua nella zona del parco sud. Questa motivazione è come minimo ambigua per un paio di motivi: a) il naviglio grande porta oltre 50mq/sec e la Via d’acqua solo 2mq/sec, b) le acque del naviglio sono le stesse del Villoresi e si potrebbe ovviare alla fonte alle nuove esigenze invece di realizzare 20km di nuovo “secondario Villoresi”
4) Conseguentemente la Via d’Acqua NON è un’opera naturalistica, paesaggistica, orientata alla socialità. Anche nei (pochi) punti orientati alla pubblica fruizione, provate ad immaginare l’impatto di un’opera di 10m di sezione in un’area parco di soli 50m di ampiezza quale il Parco Pertini…con il conseguente abbattimento di giovani Robinie.
5) Il canale sarà in buona parte costituito di un alveo trapezoidale (a tratti rettangolare con sponda di cemento a vista) prestampato, arriverà ad occupare 8m si sezione (12m con le opere connesse) che si traducono in centinaia di ettari di consumo di suolo agricolo e di smarino (detriti derivanti dagli scavi).
6) La presenza di oltre venti tra tombini e sifoni, aiuta a comprendere quanto la Via d’Acqua sarà poco fruibile dai cittadini e vada protetta per evitare pericoli anche in aree di parco (si pensi all’impatto del deviatore Olona all’interno del Bosco in città).
7) Anche nelle sezione in cui al cemento si è preferito il manto bentonitico si ha a che fare con interventi di mitigazione piuttosto che di progettazione oculata. In molte sezioni la Via d’Acqua intreccia il reticolo irriguo agricolo. Inoltre il rischio di danneggiare il sistema storico del territorio residuale dei parchi agricoli resta altissimo.
8) In barba alla retorica della partecipazione, il progetto (pronto da mesi) non è reperebile (e così le sue mappe, le sezioni del canale..) sul sito di Expo 2015 né altrove, nonostante siano partiti da tempo le comunicazioni per espropri ed occupazione temporanea.
9) La Via d’Acqua e la risistemazione della Darsena dreneranno 200 milioni di risorse pubbliche rinunciando definitivamente alla messa in sicurezza e alla valorizzazione del più antico manufatto dei navigli di Milano, d’Italia e d’Europa: la Conca di Viarenna.
10) Expo 2015, di cui la Via d’Acqua è colonna portante, è un fallimento annunciato e una matrice di debito pubblico che avrà un costo complessivo di 10 miliardi di euro: 1,2 per il progetto Expo e la restante parte per le opere connesse di nuova infrastrutturazione.

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Via d’acqua Expo 2015: fermiamola

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