Maroni cambia idea.
Sì a nuovi centri commerciali
purché vendano cibi italiani
Verba volant, scripta manent. A pagina 30 del programma elettorale del governatore lombardo Maroni si legge: “Per quanto riguarda il commercio, è necessario agevolare i negozi di vicinato, stabilendo nuovi criteri per favorire il corretto equilibrio tra piccole e grandi strutture di vendita su tutto il territorio lombardo. A questo scopo è opportuno effettuare un preciso monitoraggio dello stato attuale del territorio lombardo, con contestuale moratoria del rilascio di ulteriori autorizzazioni regionali”. Così come scritto, significherebbe mettere fine alle aperture di ulteriori grandi strutture di vendita, di cui la Lombardia non avrebbe proprio necessità: infatti, i dati del Ministero dello sviluppo economico al 31.12.2011 (e quindi ora sono molto di più) ci raccontano che a quella data avevamo già 90.253 negozi per un totale di 9.641.343 mq di superficie di vendita.
Maroni cambia idea.
Sì a nuovi centri commerciali
purché vendano cibi italiani
Verba volant, scripta manent. A pagina 30 del programma elettorale del governatore lombardo Maroni si legge: “Per quanto riguarda il commercio, è necessario agevolare i negozi di vicinato, stabilendo nuovi criteri per favorire il corretto equilibrio tra piccole e grandi strutture di vendita su tutto il territorio lombardo. A questo scopo è opportuno effettuare un preciso monitoraggio dello stato attuale del territorio lombardo, con contestuale moratoria del rilascio di ulteriori autorizzazioni regionali”. Così come scritto, significherebbe mettere fine alle aperture di ulteriori grandi strutture di vendita, di cui la Lombardia non avrebbe proprio necessità: infatti, i dati del Ministero dello sviluppo economico al 31.12.2011 (e quindi ora sono molto di più) ci raccontano che a quella data avevamo già 90.253 negozi per un totale di 9.641.343 mq di superficie di vendita.
Purché siano made in Italy
Ma, nei primi giorni di maggio, durante la manifestazione Cibi d’Italia a Milano verso Expo 2015, la tre giorni dedicata all’agricoltura che Coldiretti ha allestito nel Fossato del Castello Sforzesco, Maroni si è lanciato con proposte che non solo sono in contraddizione con il suo programma, ma paiono anche suggestive, ma bizzarre: “Sì a nuovi centri commerciali, a patto che nei reparti agroalimentari siano venduti prodotti italiani. Ovvero: ci saranno nuove autorizzazioni, ma solo per le insegne che nel settore alimentare privilegiano i prodotti made in Italy”.
Ma come, i nostri iper e supermercati non vendono già prodotti made in Italy? E, se secondo il nostro governatore questi prodotti sono troppo pochi, anziché ulteriori nuovi centri commerciali e ipermercati, non sarebbe meglio chiedere a quelli esistenti di aumentare la percentuale dei cibi nostrani?
A noi pare la soluzione più semplice per salvaguardare il made in Italy. Magari promuovendo la cultura dell’acquisto del cibo italiano!
Sarebbe sempre meglio che incrementare il già elevato disequilibrio tra i piccoli negozi e le grandi strutture di vendita che, oltretutto, devastano irreversibilmente il nostro territorio.