Expo: danni certi
incertezze crescenti
Expo 2015 di Milano: un grande evento che più si avvicina, più presta i fianchi alle critiche e agli scetticismi, rievocando inevitabilmente i passati nefasti eventi, come i Mondiali di calcio del ’90 o le Colombiadi di Genova (un flop: dei 3 milioni di visitatori attesi, ne sono arrivati 800mila), che hanno comportato un’inutile distruzione di tanto territorio, con ferite ancora oggi visibili.
A meno di due anni dall’inizio della kermesse, quando si dovrebbe intravvedere l’agognata uscita dal tunnel dei lavori infrastrutturali, crescono invece i dubbi sull’evento stesso, arrivando a quantificare le penali per la sua cancellazione o il ritardato avvio. Timori che non partono da blog o da mezzi d’informazione ipercritici, ma provengono da pagine di quotidiani certo non sovversivi, quali Il Sole 24 Ore, il Giornale, Affari Italiani, La Notizia, ecc.
Expo: danni certi
incertezze crescenti
Expo 2015 di Milano: un grande evento che più si avvicina, più presta i fianchi alle critiche e agli scetticismi, rievocando inevitabilmente i passati nefasti eventi, come i Mondiali di calcio del ’90 o le Colombiadi di Genova (un flop: dei 3 milioni di visitatori attesi, ne sono arrivati 800mila), che hanno comportato un’inutile distruzione di tanto territorio, con ferite ancora oggi visibili.
A meno di due anni dall’inizio della kermesse, quando si dovrebbe intravvedere l’agognata uscita dal tunnel dei lavori infrastrutturali, crescono invece i dubbi sull’evento stesso, arrivando a quantificare le penali per la sua cancellazione o il ritardato avvio. Timori che non partono da blog o da mezzi d’informazione ipercritici, ma provengono da pagine di quotidiani certo non sovversivi, quali Il Sole 24 Ore, il Giornale, Affari Italiani, La Notizia, ecc.
Verso il disastro?
“Expo rischio flop, lavori in ritardo e i big disertano” titolava senza mezzi termini il Giornale del 20 marzo scorso. L’attacco dell’articolo di Giannino della Frattina è bruciante: “Rischio rinvio per l’Expo del 2015 a Milano. Con conseguente esborso di megapenale per non aver rispettato l’impegno con il Bie, l’organismo internazionale che sovrintende all’organizzazione delle grandi manifestazioni”. Sì perché, oltre all’innegabile figuraccia, qui non si tratta di noccioline. Citando a sua volta il quotidiano la Notizia, l’articolo prosegue “uscire adesso dalla kermesse per lasciare la strada ai turchi di Smirne (secondi arrivati nella gara per la rassegna) costerebbe 51,6 milioni di euro (più le penali per gli appalti già partiti)”. E, sempre secondo la stessa fonte, in caso di slittamento della data di avvio o cancellazione la penale potrebbe arrivare a 119 milioni di euro.
Si tratta di ipotesi basate su rumors, ma i ritardi sono reali. Non è un caso che Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015 spa, abbia dichiarato che dall’estate, per recuperare i ritardi delle opere, sono previste “ampie razioni di doppi turni di lavoro”.
Oltre agli slittamenti temporali, il management è preoccupato anche sul fronte delle partecipazioni. Diana Bracco, la presidente di Expo 2015 sfoggia sicurezza: “Ad oggi le adesioni hanno già raggiunto quota 125: un vero record”. Ma il problema non è il numero, ma la qualità intrinseca. Riprendendo l’articolo de il Giornale si legge che “molte nazioni di grande importanza non hanno ancora aderito all’evento… finora Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Australia e altre nazioni europee come Olanda, Finlandia, Portogallo, Svezia, Grecia e Lussemburgo hanno già detto che non parteciperanno”. E pensare che, agli Stati Uniti, Expo ha riservato uno stand di 4mila metri quadri.
Contenuti zero, disastri al territorio tanti
Le contrapposte enfasi nella contabilità dei Paesi e delle superfici nascondono in realtà il prosciugamento delle idealità che il titolo di questa Expo sottintendeva. Dei contenuti racchiusi nello slogan Nutrire il pianeta, energia per la vita si parla sempre meno. Tramontate le suggestioni di expo-ortogiardino o expo-diffuso, oggi ci si rintana sempre più nella progettazione di stand capaci forse di stupirci, ma non di parlare all’anima delle persone.
Stiamo procedendo verso una sorta di grande Fiera campionaria e, in suo nome, si stanno realizzando scempi in tutto il territorio lombardo, anche in zone ben lontane dall’evento. Quanti dei potenziali visitatori, prendendo un esempio a noi vicino, utilizzeranno la Tangenziale est esterna (la Tem) per andare all’Expo, posto ben lontano dalla nuova arteria in costruzione? Nonostante la risposta ovvia sia zero, tutta la macchina amministrativa regionale e provinciale è impegnata fino allo spasmo per far realizzare l’opera entro i 2015, distogliendo risorse pubbliche per un’autostrada i cui ritorni economici sono tutt’altro che certi, mentre assai certe sono le ricadute distruttive di un fertile territorio agricolo.
In sintesi: le incertezze sull’Expo stanno diventando sempre più forti, gli effetti nefasti sul territorio lombardo sono già visibili: basta visitare i cantieri dello scempio.
(31 marzo 2013)