Legambiente “apre” Lombardia 2.0
luogo di partecipazione
verso un futuro sostenibile
Legambiente intende discutere del nostro futuro di cittadini lombardi.
E capire se la Lombardia si costruisce solo con l’impegno individuale di cittadini, associazioni, lavoratori e imprese che credono nella green economy o se invece, qualcuno che si candida al ruolo di regista, per non limitarsi a chiedere voti e occupare postazioni, intende anche guidare uno sforzo collettivo di qualificazione e di miglioramento del territorio, dell’economia e della comunità lombarda.
Per una riflessione critica e condivisa, Legambiente ha aperto Lombardia 2.0, uno spazio virtuale rivolto a tutti.
Legambiente “apre” Lombardia 2.0
luogo di partecipazione
verso un futuro sostenibile
Legambiente intende discutere del nostro futuro di cittadini lombardi.
E capire se la Lombardia si costruisce solo con l’impegno individuale di cittadini, associazioni, lavoratori e imprese che credono nella green economy o se invece, qualcuno che si candida al ruolo di regista, per non limitarsi a chiedere voti e occupare postazioni, intende anche guidare uno sforzo collettivo di qualificazione e di miglioramento del territorio, dell’economia e della comunità lombarda.
Per una riflessione critica e condivisa Legambiente ha aperto Lombardia 2.0, uno spazio virtuale rivolto a tutti.
Le motivazioni
Non occorre un master della Bocconi per capire che il futuro della Lombardia passa dall’innovazione assecondando lo sviluppo di vocazioni e specializzazioni produttive, mentre sin qui si è buttato tutto in terziario, finanza, valorizzazione immobiliare. Anche l’ambiente e la qualità della vita ne hanno pagato le conseguenze: la Lombardia non è diventata un punto di riferimento per produzioni di qualità, né per l’introduzione o lo sviluppo di tecnologie nel campo dell’efficienza energetica o delle produzioni pulite, né per avanzate politiche territoriali. La Lombardia ha fatto notizia per l’emergere della ecocriminalità piuttosto che per l’innovazione ambientale, per il consumo di suolo connesso alle grandi infrastrutture autostradali piuttosto che per la mobilità sostenibile ed efficiente.
Questi temi stanno ai margini della discussione preelettorale, tutta concentrata su nomi e schieramenti. Eppure, in tutto il mondo con cui le imprese lombarde hanno scambi, è chiarissimo che è proprio questo il passaggio obbligato per l’uscita dalla crisi: la prestazione dell’economia lombarda e il benessere dei suoi abitanti dipende da quello che riusciremo a produrre senza sprecare suolo e risorse territoriali, consumando meno energia, non inquinando acque superficiali e falde, preservando e ripristinando il paesaggio, tutelando la salute dei cittadini, rendendo più efficienti i servizi e le funzioni della mobilità di persone e merci. Basta farsi un giro in Europa o nelle emergenti metropoli asiatiche per cogliere le differenze e le opportunità. O anche, stando più vicini, nelle decine di migliaia di imprese che già oggi, in Lombardia, lavorano nella green economy, senza fare notizia e senza essere minimamente considerate dalla politica. Basta un po’ di buon senso, per capire in quali città vale la pena di investire e di vivere. Basta un corso di economia domestica, per capire che non è gonfiando debiti e sprechi che si costruisce il futuro.
Legambiente prova a dire tutto questo in forma di progetto aperto e propone uno spazio virtuale per una riflessione critica e condivisa. Questo spazio lo trovate in http://lombardiaduepuntozero.it/il-progetto/